Politica

Consiglio permanente: card. Bagnasco, lavoro resta “prima e assoluta urgenza”. Populismo “pericoloso”, “qualunquista ghigliottinare lo Stato”

“Nel Paese si registrano segnali positivi centrali e periferici, e questo genera fiducia. Ma l’affanno della gente permane: è l’affanno per mantenere la propria famiglia ogni giorno, poiché le esigenze primarie non ammettono rimandi a tempi migliori”. E’ l’analisi del card. Bagnasco, nella prolusione del Consiglio permanente della Cei. “La prima e assoluta urgenza resta ancora il lavoro”, ha ribadito il presidente dei vescovi italiani, ricordando che “sono ormai lunghi anni che il problema taglia la carne viva di persone – adulti e giovani – e di famiglie”. “La vita della gente urla questa sofferenza insopportabile”, il monito del cardinale: “Deve avere la sicurezza nei fatti che questo grido è ascoltato e preso in seria e diuturna considerazione. Sarebbe nefasto che nei luoghi della responsabilità la voce dei disoccupati e dei poveri arrivasse flebile e lontana”. “Semplificare le realtà difficili e complesse non è giusto”, ha denunciato Bagnasco: “Questo approccio genera populismo facile e superficiale, spesso urlato, a volte paludato, comunque ingannatore e inconcludente, e seriamente pericoloso!”. Altrettanto pericolose sono “le scorciatoie a cui sempre più italiani ricorrono nell’illusione di risolvere crisi e problemi economici”, ha aggiunto citando i “260 milioni di euro che ogni giorno in Italia si buttano nel gioco d’azzardo”. “Il primo e efficace ammortizzatore sociale è stata ed è la famiglia – ha proseguito il presidente della Cei – nella quale i risparmi ancora rimasti e le pensioni dei nonni continuano ad essere l’ancora per tutti – figli e nipoti –; dove, soprattutto, ciascuno può rigenerare le proprie energie spirituali e morali per non arrendersi e lottare”. “Nonostante tutto, la gente resta generosa, attenta ai più bisognosi, mostrando un’anima nobile che nessuna ombra può oscurare”, la constatazione di Bagnasco: “Il popolo vuole vedere il mondo politico piegato su questo prioritario dramma, mentre invece lo vede continuamente distratto su altri fronti, nonché chiuso in una litigiosità dove non entra per nulla il bene del Paese”. “Non rinunciamo a riconoscere nella politica una forma alta di carità, cioè di servizio al popolo, attenta ad affrontare questioni quali il lavoro, la famiglia, i giovani, l’inverno demografico”, ha affermato il presidente della Cei: “C’è bisogno di politica autentica, di pace istituzionale, ed è qualunquista ghigliottinare lo Stato”.