Televisione

“I ragazzi del Bambino Gesù”: mons. Viganò (SpC), “testimonianza positiva, inno alla vita nonostante il male”

Le storie de ‘I ragazzi del Bambino Gesù’” costituiscono “una testimonianza positiva, un inno alla vita nonostante il male”, mostrano “l’efferatezza della malattia”, ma danno anche volto “alla voglia di lottare, alla tenerezza che si accende negli abbracci e nei sorrisi tra pazienti e medici, tra famiglie e infermieri”, afferma ancora monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione (SpC) della Santa Sede, intervenendo questo pomeriggio a Roma alla presentazione del progetto di Rai Tre, dieci puntate in onda dal 19 febbraio (ore 22.50). Nel documentario “si nomina il male, senza esitazione, ma si ricorda anche che è possibile combatterlo” e che “si vince insieme”. Dopo avere ripercorso le modalità con cui cinema e televisione hanno narrato negli ultimi decenni il topos della malattia, passando dal registro melodrammatico alla proposta di storie “illuminate dalla voglia di sorridere”, Viganò si sofferma su quelle dedicate a bambini e adolescenti malati e richiama la fortunata serie di Rai Uno “Braccialetti rossi” con il suo “messaggio positivo e di speranza, senza però sminuire la portata della malattia”. Sulla scia di quella fiction, muovendosi in un genere e con un linguaggio diverso, il documentario sul Bambino Gesù costituisce “un messaggio luminoso che rischiara il buio in cui la malattia conduce”. Di qui il richiamo a “Kemioamiche”, docureality a puntate di Tv2000 che racconta “con un mix di musica, risate e lacrime, un gruppo di amiche nella lotta al tumore al seno”.