Legalità

Mafia: Cimarosa a Tv2000, “siamo circondati da nemici ma siamo un esercito di persone coraggiose, che non hanno paura”

“Mio padre nella sua vita è stato un uomo che ha commesso degli errori. Ma a differenza di molti che vivono nella mia terra ha avuto la coscienza di capire e rimediare. Dopo l’arresto ha iniziato a collaborare con i magistrati. Ha avuto il coraggio di dire basta e per questo ci ha reso orgogliosi”. Lo ha affermato oggi pomeriggio Giuseppe Cimarosa, cugino del superlatitante Matteo Messina Denaro e figlio di Lorenzo, ex fedelissimo del boss, intervenendo come ospite a “Siamo noi” su Tv2000. Cimarosa ha raccontato di come nonostante non abbia “mai conosciuto né incontrato” Matteo Messina Denaro, questa parentela è stata “un incubo sin da piccolo. Mi sono sempre vergognato. La mia fortuna, almeno lontano da Castelvetrano, è stata quella di portare un cognome diverso”. “A 18-19 anni – ha proseguito – il mio modo di ribellarmi è stato quello di andarmene da Castelvetrano, per non mettere in difficoltà la mia famiglia. Non avevo paura dei mafiosi, avevo paura per la mia famiglia perché se avessi fatto quello che fece Peppino Impastato, da sempre il mio riferimento, avrei fatto del male a mio padre e mia madre”. La permanenza a Roma, poi il ritorno in Sicilia. “Sentivo il desiderio di tornare a casa, e ci tornai – ha rivelato – pensando che si fossero calmate le acque. Invece mio padre era entrato in un ingranaggio comune a Castelvetrano, era in pericolo perché oltre a essere imprenditore era parente del boss”. “Il 13 dicembre 2013 fu arrestato. E quella per me fu una benedizione”, ha sottolineato Cimarosa, “perché iniziò una nuova vita”.

Nei giorni scorsi il padre è morto a seguito di una malattia. “Non mi ha stupito vedere tanta gente al funerale di mio padre”, ha confidato Giuseppe, evidenziando che “la chiesa gremita è stata una bella risposta”. Durante le esequie, ha letto “una lettera in cui ricordavo mio padre. E dopo è scoppiato un applauso”. Giuseppe Cimarosa è consapevole che “siamo circondati da nemici” perché “a Castelvetrano si vive ancora nel mito di Matteo Messina Denaro”. “Molti lo venerano, ma per fortuna sono di meno del passato”, ha continuato, affermando che “siamo di più quelli che guardano questa situazione con disprezzo”. “Siamo un esercito di persone coraggiose, che non hanno paura. Una comunità forte e pulita”, ha concluso.