Politica

Vescovi Cile: messaggio dopo il sì della Camera alla depenalizzazione dell’aborto

Mons. Cristián Villarroel, segretario del Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena

Dopo l’approvazione da parte della Camera cilena della legge che depenalizza l’aborto in alcune situazioni, un messaggio del Comitato permanente della Conferenza episcopale cilena (Cech) è stato letto ieri in tutte le chiese durante la messa nella Domenica delle Palme.
Il messaggio, presentato alla stampa dal segretario della Cech, mons. Cristián Villarroel, vescovo di Melipilla, ricorda che, assieme a numerosi esperti e organizzazioni della società civile, la Chiesa cattolica e altre confessioni cristiane hanno segnalato più volte che “questa decisione costituisce una grave offesa della dignità dell’essere umano e in particolare un’aggressione contro la vita del più innocente degli esseri: il concepito non ancora nato, che la Costituzione afferma di proteggere mediante la legge”. Secondo i vescovi questa decisione costituisce una tragica espressione di quella “cultura dello scarto”, per usare un’espressione di papa Francesco.
La Camera aveva approvato la legge giovedì scorso, con 66 voti a favore e 44 voti contrari. Tre i casi di depenalizzazione: quando la gestazione mette in pericolo la vita della madre, quando il feto presenta malformazioni incompatibili con la vita e nel caso in cui la madre sia rimasta incinta in seguito a violenza. Il progetto prevede un termine massimo per l’interruzione di gravidanza di 12 settimane di gestazione, che possono salire a 14 nel caso che ad abortire siano delle minori di 14 anni.
La Chiesa cilena spera che il Senato della Repubblica, dove la legge si appresta ad essere discussa ed eventualmente votata in modo definitivo, torni a studiare in profondità il progetto di legge approvato dalla Camera: “Più che di aborti, la nostra società ha bisogno della creazione di luoghi di accompagnamento delle donne con gravidanze difficili nelle strutture sanitarie e di salvare sempre le vite e facilitare gli itinerari di adozione”. Come sempre, la Chiesa è disponibile a fare la sua parte “nella salvaguardia della vita e nell’accompagnamento delle madri che tane volte subiscono pressioni per non tenere il figlio che aspettano”.