Politica e migrazioni
“Non siamo di quelli che, quando c’è un problema aperto, considerano il ‘mettersi d’accordo’ comunque una cattiva scelta. Tutt’altro. Ma l’accordo euro-turco sui migranti dal Vicino Oriente per la via balcanica che è stato stretto venerdì scorso, prima, tra i ventotto Paesi dell’Unione e, poi, tra questi e Ankara ha un sapore amaro, amarissimo, e un senso davvero ‘umiliante’”. Lo scrive Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, nell’editoriale pubblicato ieri dal quotidiano cattolico e intitolato “La resa dell’Europa”. “Il cuore essenziale e drammatico dell’accordo euro-turco di Bruxelles sta nella pretesa di alzare accanto e sopra alle nuove ‘cortine di ferro’ disseminate tra Balcani e Mitteleuropa un ‘muro’ che fa del Vecchio Continente una ‘casa chiusa’, in ognuno dei sensi che questa immagine richiama”, aggiunge Tarquinio. Cioè “un luogo in cui si è ammessi soltanto con i soldi sull’unghia, scenario di commerci e strumentalizzazioni d’ogni tipo, teatro dell’indifferenza verso la sofferenza di chiunque. Anche di questa scelta insensata ci verrà chiesto conto, come di altre che con leggerezza infelice e pesanti responsabilità andiamo accumulando in questo tempo di sfide che imporrebbero invece ai nostri governanti e a settori non piccoli delle opinioni pubbliche europee un ‘di più’ di umanità, di coraggio e di lucidità”.
“Se l’Europa – osserva ancora il direttore di Avvenire – si chiude e dichiara di non avere mezzi, regole e umanità per accogliere e valorizzare gli esseri umani che le chiedono aiuto e accoglienza, non rinuncia solo a esercitare un’azione che le spetta per forza e cultura, rinuncia proprio a se stessa. È un Europa che ha paura, che cinta il proprio suolo, ma non ha più ruolo. E anche se crede di essersi disposta a difesa della propria tranquillità, in realtà quest’Europa si sta arrendendo. C’è un politico, in Italia e altrove, che sia disposto a non consegnarsi a una miopia così grande, a una fiducia così piccola e a una resa così rovinosa?”.