Domenica delle Palme
“A volte non ci sono tradimenti pubblici e gravi, ma silenzi paurosi, prudenze colpevoli nel parlare con gli altri, timori di essere giudicati da un mondo che parla come il pensiero unico comanda attraverso le mille forme di condizionamento”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nell’omelia pronunciata nella Messa per la Domenica delle Palme. “All’inizio della grande Settimana – ha proseguito il porporato – la vicenda di Pietro ci sollecita a interrogarci se alla base delle nostre tiepidezze, delle nostre cadute, ci sia una fede parziale”. Per questo, ha domandato: “Ci siamo arresi all’amore di Gesù, ci lasciamo guidare dalla sua volontà, cerchiamo di stare in sua compagnia nella preghiera, siamo figli affettuosi della Chiesa?”. In precedenza aveva ricordato la figura di Pietro che “comprende, attraverso un’esperienza dolorosa che lo segnerà per sempre, che credere nel Maestro non è innanzitutto fare qualcosa per Lui, ma è lasciarsi fare da Lui, è arrendersi al suo amore, è lasciarsi portare dalla sua volontà”. “L’agire di Pietro, fino a quel momento – ha ricordato il cardinale Bagnasco – era stato intriso dal suo modo di pensare il bene, l’amore, la dedizione: il suo cuore era sincero, non era doppio, il desiderio buono, ma non ancora abbandonato a Dio. Ora comprende: la vergogna bruciante della sua miseria si scioglie in un pianto di dolore e di liberazione, di rinascita e di gioia”.