Politica

Parlamento Ue: “bambini senza sbarre”, dichiarazione scritta sui minori figli di detenuti. L’esempio dell’Italia

(Bruxelles) Sono 800mila i “bambini in Europa che si vedono negare il diritto alla tutela delle relazioni familiari quando uno o entrambi i genitori sono detenuti”. Lo si legge in una dichiarazione scritta, sottoposta alle firme degli eurodeputati, presentata da esponenti di vari Paesi e di quattro gruppi politici (Socialisti e democratici, Popolari, Liberaldemocratici, Verdi): Patrizia Toia (prima firmataria), Sergio Cofferati, Caterina Chinnici, Silvia Costa, Anna Maria Corazza Bildt, Luigi Morgano, Elisabeth Morin-Chartier, Nathalie Griesbeck, Marian Harkin, Jean Lambert. “Il memorandum d’intesa firmato dall’Italia il 21 marzo 2014 è il primo del suo genere in Europa – vi si legge – a trattare della tutela dei figli di genitori detenuti, come riconosciuto dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo”. La Commissione Ue è dunque “invitata a prendere in considerazione la possibilità di istituire un memorandum d’intesa a livello dell’Unione europea al fine di garantire la conservazione del rapporto genitoriale con genitori detenuti e a consentire ai genitori di essere presenti nei momenti importanti dell’istruzione dei loro figli, salvaguardando così l’interesse del minore”. L’Esecutivo, inoltre, è invitato “a promuovere lo sviluppo di politiche atte a superare le discriminazioni che potrebbero subire i figli di detenuti al fine di rafforzare l’integrazione sociale e costruire una società equa e inclusiva”.
Non di meno Commissione e Consiglio “dovrebbero salvaguardare i diritti di coloro che non hanno voce, nel rispetto dei valori dell’Ue, allo scopo di assicurare che i bambini non vengano stigmatizzati a causa delle condanne penali scontate dai loro genitori”. La dichiarazione, che per diventare posizione ufficiale dell’Assemblea deve raccogliere almeno la metà delle firme degli eurodeputati, è stata presentata oggi a Bruxelles mediante un seminario cui hanno preso parte deputati, esperti del settore (fra cui esponenti di Telefono azzurro), rappresentanti del ministero della giustizia italiana. “Bambini senza sbarre” è stata l’espressione ricorrente durante il seminario, che ha posto in luce “l’esempio italiano” in tale ambito della giustizia.