Emergenza umanitaria

Siria: Msf, “75mila siriani bloccati al confine giordano. Peggiorano condizioni di vita”

La situazione umanitaria e sanitaria dei siriani bloccati al confine nord-orientale della Giordania, nella zona desertica conosciuta come ‘Berm’, “peggiorerà ulteriormente nei prossimi mesi, quando le persone dovranno affrontare un secondo inverno nel deserto”. E’ l’allarme lanciato oggi da Medici senza frontiere (Msf), ribadendo ancora una volta la “necessità di accedere direttamente alle persone isolate, al fine di valutare e soddisfare le loro necessità mediche e garantire la fornitura equa di assistenza sanitaria adeguata”. Sono passati più di cinque mesi da quando la Giordania ha chiuso i confini con la Siria: una decisione che ha seriamente colpito l’accesso all’assistenza medica di base per oltre 75mila siriani, di cui tre quarti donne e bambini, bloccati nel deserto da oltre due anni. “Il freddo si sta facendo sentire sempre di più e le temperature dovrebbero presto scendere sotto lo zero”, dichiara Natalie Thurtle, responsabile medico di Msf per il progetto Berm. “Nel futuro prossimo, temiamo di veder morire bambini di ipotermia, perché è ciò che è accaduto lo scorso anno“. L’assenza di infrastrutture e beni di prima necessità rappresenta la difficoltà più grande, perché chi è bloccato nel Berm non ha accesso alle cose più elementari, come un corretto abbigliamento invernale, acqua calda, elettricità, legna da ardere, o qualsiasi forma di riscaldamento per affrontare le intemperie. Anche la disponibilità di alimenti e altri generi essenziali è molto limitata e la chiusura delle frontiere, il 21 giugno, ha portato a gravi complicazioni sanitarie per chi vive nella zona. “Solo nell’ultima settimana abbiamo ricevuto la conferma di 140 casi di malnutrizione nel Berm. La vita lì sta diventando sempre più disperata”, prosegue Thurtle. Msf chiede inoltre al governo giordano di “rimuovere gli ostacoli imposti alla fornitura di assistenza medica salvavita, permettendo l’evacuazione medica dei siriani, in particolare i più vulnerabili, come donne e bambini”.