Terrorismo

Pakistan, attacco ad ateneo: Mobeen (Lateranense), “cercano di togliere il futuro ai giovani”

L’attacco terroristico di oggi all’Università Bacha Khan di Charsadda, nel Pakistan nord-occidentale, che ha causato finora oltre venti vittime tra studenti e docenti, fa parte di una serie di episodi “che cercano di togliere alle future generazioni la possibilità di crescere in un contesto liberale e democratico, perché questo tipo di formazione viene considerata di impostazione occidentale. Invece si vuole sempre più radicalizzare l’islam, creando il terrore su basi religiose”. È il parere di Shahid Mobeen, pakistano, docente di Islam e neoplatonismo alla Pontificia Università Lateranense. Questa zona del Pakistan è la stessa che ha visto l’aggressione al Premio Nobel per la pace, Malala, che si batte per il diritto all’educazione femminile. L’Università assaltata oggi da un commando di militanti armati, probabilmente talebani, è intitolata a “Bacha Khan”, che è il nomignolo di Khan Abdul Ghaffar Khan, fondatore di un movimento internazionale pacifista cosiddetto dei “capelli rossi”, spiega Mobeen: “È un partito molto aperto e liberale. Quindi non è solo un attacco contro l’istruzione ma contro quel tipo di formazione universitaria”. Il docente ricorda che “anche la scuola dei figli dei militari è stata attaccata il 16 dicembre 2014”. “Il governo è molto deciso a combattere contro il terrorismo e sta cercando le misure per lo sviluppo della nazione tramite l’educazione – osserva -. Purtroppo questi episodi dimostrano come lo sviluppo di una cultura fanatica sia una malattia sociale e politica profonda, che può essere curata solo tramite l’istruzione. Una sfida che richiede perseveranza. Un lavoro che durerà decenni”.
Anche la comunità internazionale ha preso l’impegno per lo sviluppo dell’istruzione in Pakistan: “Ci sono molti accordi bilaterali tra Paesi per investimenti nell’istruzione e per cambiare i contenuti di alcuni testi che radicalizzano o creano la cultura del fanatismo islamico – spiega Mobeen -. La Commissione nazionale giustizia e pace dei vescovi pakistani ha analizzato 100 libri scolastici, dalle scuole primarie all’università, che portano a fanatismo e all’odio religioso. Ha presentato la proposta al presidente del Pakistan e al primo ministro per fare dei cambiamenti nei testi scolastici affinché la società, tramite l’istruzione, possa crescere in una cultura di pace e convivenza serena tra le religioni. Ora c’è un Comitato parlamentare incaricato di rivedere questi libri”. Per i giovani del Pakistan andare a scuola è dunque un atto di grande coraggio. “Quando hanno attaccato la scuola dei figli dei militari – ricorda il docente -, sparando in testa a bambini e insegnanti, i superstiti che hanno assistito all’attacco hanno deciso di tornare a studiare nella stessa scuola. C’è il coraggio dei genitori che mandano i figli a scuola e dei giovani che continuano ad andare, sia per il desiderio di emanciparsi ma soprattutto perché sanno che l’istruzione può cambiare la società”. Anche la Chiesa cattolica, che ha molto scuole nel Paese, ha dovuto prendere misure di sicurezza – muri, sistemi di videosorveglianza e personale di sicurezza – nelle zone sensibili. “È un peso economico perché il governo non aiuta – conclude -, ma la Chiesa sa che solo tramite l’istruzione può costruire il futuro del Paese”.