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Guerra e giornalismo: Albanese (Popoli e Missione) a Copercom, “è un errore appaltare a società di mercenari le missioni di pace”

Anche se “è stata ufficialmente sciolta il 31 dicembre del 1998, ancora oggi Executive Outcomes rappresenta il modello su cui si basano tutte le società militari private (Pmc) come quelle che hanno operato e tuttora operano in Iraq e Afghanistan”. Lo scrive padre Giulio Albanese, direttore responsabile di Popoli e Missione, in un contributo per il Copercom. Secondo Mark Brown, volontario statunitense conosciuto da padre Albanese in Sierra Leone nel 1998, “questi moderni lanzichenecchi sono uomini senza scrupoli: ‘Per loro uccidere è un business e lo fanno perché esiste una costante crescita nel rapporto domanda-offerta’”. Nel corso dell’ultimo decennio, sottolinea padre Albanese, “è emersa un’altra figura di combattente a pagamento: il professionista della guerra, messo sotto contratto o alle dipendenze di ‘private security company’ che, alla stregua di qualsiasi multinazionale, hanno proprie strategie di mercato, pubblicizzano il loro prodotto con ‘show reel’ televisivi e stipulano regolari contratti secondo la legislazione internazionale”. Ascoltando altre testimonianze, prosegue padre Albanese, “capii davvero quanto rischioso possa essere appaltare a società di mercenari le missioni di pace e di interposizione fra opposte fazioni come qualcuno vorrebbe in sede internazionale. Un’eventualità che, se dal punto di vista strettamente pragmatico ha indiscutibili vantaggi in termini di efficacia operativa, dall’altra ha ovvie e incontrovertibili controindicazioni di ordine morale”. Occorre “parlarne senza ipocrisie e falsi pudori”, se “si vuole davvero scuotere le coscienze, combattendo la ‘cultura dell’indifferenza’, denunciata da Papa Francesco nel suo recente messaggio, in occasione della Giornata mondiale della pace”, conclude padre Albanese.