La differenziazione nelle scansioni di allentamento delle restrizioni per l’emergenza coronavirus nelle varie Regioni non trova tutti d’accordo e occorre evitare il rischio di ulteriore confusione. Quelle del Nord, che pure sono le più colpite, sembrano scalpitare di più, ma è chiaro che una fuga in avanti diventa un danno per tutti. E quelle del Sud, pur con dati più confortanti, non possono e non devono rischiare. Se ci sarà un calendario differenziato (ma comunque dal 4 maggio in poi), ci auguriamo sia calcolato con criterio… Un’altra differenziazione, ancora più discutibile, è quella per fasce di età. Si sta diffondendo l’idea, avallata del resto da qualche intervento governativo, che gli ultimi ad “uscire” dalla quarantena (che al 4 maggio sarà comunque diventata una … “settantena”) dovranno essere gli ultrasettantenni. Per salvaguardarli di più, si dice, in quanto sono più a rischio. E’ vero che il 70% dei morti per coronavirus avevano dai 70 ai 90 anni (e uno su tre dai 70 agli 80), ma è anche vero che questa fascia di età conta quasi 10 milioni di persone, un sesto o circa il 16,5% di tutta la popolazione italiana, che sarebbe dunque ulteriormente penalizzata. Nei riguardi di questi “anziani” abbiamo qualche debito. Oltre appunto all’altissimo tributo da essi pagato in termini di decessi e contagi (ma non certo per colpa loro, perché infettati da altri magari molto più giovani e asintomatici) e oltre al fatto che i tanti morti hanno dovuto lasciare questo mondo praticamente in solitudine senza il conforto dei propri cari, è emersa la drammatica circostanza delle Case di riposo, luogo di accoglienza e assistenza per loro, ma alcune diventate purtroppo focolai del virus. Nel nostro territorio ci sono stati relativi problemi (contagi e decessi) a Chioggia, mentre nelle altre Case addirittura proprio nessun contagio. Ma la vicenda esplosa tragicamente altrove sollecita a ripensarne il ruolo, in una visione di più diffusa assistenza territoriale. Ma verso gli anziani abbiamo ancora altri debiti. La loro presenza è fondamentale per molti aspetti nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Non dimentichiamo che molti volontari di tante associazioni civiche o ecclesiali, che, anche in questo frangente, si sono prestati come soccorso e supporto, sono appunto di quella fascia di età! E, d’altra parte, quante giovani famiglie hanno sentito e sentirebbero ulteriormente la mancanza della preziosa presenza dei nonni! Si ipotizza per loro un “piano d’intervento apposito”, rendendosi conto il governo stesso che un eccessivo prolungamento dell’isolamento per loro – come sottolineato con forza anche da alcuni sindacati, oltre che da esperti e commentatori – recherebbe gravi danni psicofisici a un così alto numero di persone. Dunque, gradualità certamente, calcolata e adeguata, ma senza alcuna forma di discriminazione, tanto meno in base all’età (o in base alle patologie): salvaguardare gli anziani e i più fragili richiede una visione ampia, e non solo “tecnica”, delle persone e dei loro rapporti sociali.
(*) direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)