Nell’Anno giubilare Papa Francesco ci ha invitati a compiere dei gesti, a “realizzare delle opere di misericordia”. Ora, chiuse le porte sante, la misericordia va in soffitta? Ne abbiamo parlato con il direttore della Caritas diocesana Nino Mana.
Cosa ci lascia questo anno “intenso” dedicato alla Misericordia?
A Fossano abbiamo concretizzato alcune specifiche opere di misericordia: il “dar da mangiare” attraverso la mensa e l’emporio, il “vestire” sempre attraverso l’emporio e l’accoglienza attraverso la casa di via Matteotti (che inaugureremo ufficialmente sabato, alla presenza del vicario don Derio Olivero; il vescovo, non potendo essere presente il giorno dell’inaugurazione, è venuto nei giorni scorsi a visitare la struttura).
La nostra intenzione era ed è che queste opere restino come un “segno”. Il segno parla da solo; non ha bisogno di altre parole. Queste opere continueranno a parlare alla comunità. Ma non solo. Continueranno a svolgere la loro funzione. Che è quella di offrire, appunto da mangiare, da vestire e un tetto a chi non ce l’ha.
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