V domenica di Quaresima

Ez 37,12-14; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

Le tre domeniche precedenti la Settimana Santa costituiscono una trilogia cristologica, basata sul Vangelo di Giovanni. Dopo averci presentato Gesù come acqua che disseta la ricerca di verità, di bene, di vita eterna – che in ultima analisi è sete di Dio – e come luce che ci fa vedere Dio stesso, il suo amore e la sua verità, la Messa di questa quinta domenica quaresimale ci presenta Gesù, come fonte di vita, amante della vita, donatore di vita eterna.

Già nella prima lettura, di Ezechiele, Dio preannuncia “aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri”; e san Paolo, nella lettera ai Romani aggiunge: “Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”. Due brani della parola di Dio che fanno da premessa al brano evangelico della risurrezione di Lazzaro.

In questo racconto Gesù appare come il Dio amante della vita e, allo stesso tempo, uomo, pienamente uomo, che vive in pienezza la vita umana con le sue gioie e i suoi dolori. Ecco allora Gesù che ama i suoi amici, la famiglia di Lazzaro, Marta e Maria, presso i quali sta volentieri; condivide le loro gioie e le loro sofferenze. E, davanti alla tomba dell’amico morto – sottolinea Giovanni -: Gesù è “molto turbato”, “si commosse profondamente” e “scoppiò in pianto”. Al punto che i giudei, vedendo ciò, esclamano: “Guarda come lo amava!”; e l’evangelista torna a ripetere che Gesù è “commosso profondamente”. Davvero Gesù è colui che ama la vita; sta per compiere un grande miracolo, ma non può fare a meno di piangere di fronte al sepolcro di Lazzaro.

È nel contesto di questo racconto di amore profondamente umano e terreno, che, a Marta e Maria addolorate, Gesù rivela se stesso, svela la verità soprannaturale, il progetto di salvezza di Dio: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno”. L’amore umano è l’humus in cui Gesù manifesta la verità suprema dell’amore di Dio.

“Lazzaro, vieni fuori!”, grida Gesù. Ed ecco il miracolo, che non è più solo atto di amore fraterno, bensì manifestazione dell’amore divino di Gesù, che ha una finalità universale: non è solo per i suoi tre amici, ma si rivolge a tutta l’umanità; Gesù infatti precisa di avere compiuto il miracolo della risurrezione di Lazzaro non solo per lui, ma per tutti, “per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”.

La risurrezione di Lazzaro è finalizzata a far sì che tutti credano che Gesù è mandato dal Padre. È rivelazione del volto di Gesù, pienamente umano e perfettamente divino. Gesù è “vita” vera, vita eterna, anzi è “risurrezione e vita” non per se stesso e per la propria gloria, ma per noi, per la salvezza dell’umanità. La salvezza per ogni uomo e donna sta in questo: nel credere in Gesù, vita e risurrezione nostra.